A metà del luglio scorso abbiamo letto su La Provincia di Como dello “studio ambientale” condotto dall’ARPA Regione Lombardia. Si tratta dello studio commissionato dall’amministrazione provinciale di Como a seguito delle proteste dei cittadini contro il Piano dei rifiuti del 2004, studio pagato in parte anche dai comuni dell’erbese.
Secondo il giornale La Provincia di Como (articolo del 12 luglio scorso) "le emissioni della Cementeria di Merone sono più alte a Rogeno, Lambrugo e Nibionno che non a Merone, dove si trova l'impianto del gruppo Holcim", forse a causa di un “effetto ombrello” dovuto all'innalzamento dei camini. Ma le cose stanno proprio così?
Rete Donne Brianza ha analizzato il documento.
Lo Studio “Micloh” (Holcim scritto al contrario) avrebbe lo scopo di analizzare la situazione dell’inquinamento nella zona dell’erbese, identificare le principali fonti inquinanti e le aree di maggiore ricaduta (in base alla direzione dei venti prevalenti) e stabilire quale sia il contributo del cementificio Holcim di Merone. Purtroppo è stato redatto sulla base di dati forniti dalla società SOPRA, azienda fornitrice di servizi della Holcim. Inoltre lo studio considera un numero esiguo di inquinanti e non dispone di dati generali sulle altre fonti di inquinamento della zona. Ricordiamo anche che lo studio dell’ARPA non ha fatto campionamenti sui terreni o sulle piante per verificare l’accumulo di metalli pesanti (cadmio, cromo, mercurio, piombo, ecc.) benché questo sia uno degli aspetti più preoccupanti per la salute e l’agricoltura.
Dopo queste (doverose) premesse, cerchiamo di capire cosa dice lo studio ambientale.
Lo studio prende in esame tre inquinanti: ossidi di azoto (NOX), biossido di zolfo (SO2) e polveri totali (PTS) e dice che le concentrazioni più consistenti si propagano in direzione EST nel periodo invernale e NORD-EST nel periodo estivo. Per il periodo estivo lo studio dice: "le concentrazioni maggiori (…) ricadono principalmente nel comune di Merone". Sebbene in minore misura, gli altri comuni interessati sono, sempre nel periodo estivo: Eupilio, Pusiano, Lambrugo, Inverigo. Nel periodo invernale la maggiore ricaduta è nella provincia di Lecco, e tra gli altri comuni interessati, sebbene in minore misura, oltre a Merone, ci sono: Eupilio, Pusiano, Lambrugo. Parzialmente interessati: Inverigo, Alserio, Orsenigo, Anzano del Parco, Alzate Brianza.
Concentrazioni considerevoli sono state registrate anche in una zona relativamente lontana, sopra Erba: Ponte Lambro, Castelmarte, Proserpio e Longone al Segrino.
In conclusione, Merone è una delle principali aree di ricaduta delle polveri del cementificio, o meglio “cementitore” (inceneritore camuffato da cementificio) Holcim Italia.
D’estate, i cittadini di Merone, e in particolare coloro che abitano nella zona a nord-est dai camini, dovrebbero tenere il più possibile le finestre chiuse e evitare di lasciare accumulare la polvere nelle case, in particolare su vasellame, stoviglie, giocattoli.
Infine, è significativo che questo studio concluda che il contributo alle emissioni della Holcim sia inferiore all’1%. Ma, come ben ricorderete, il Rapporto ARPA su Merone del 2002 parlava di un contributo del 36% per il biossido di zolfo e del 25% per l’ossido di azoto e di 56 t/anno dovuti ai processi industriali, contro 2,5 t/anno dovuti al traffico (derivante anch’esso in gran parte, aggiungiamo noi, dai camion in entrata e in uscita dalla cementeria). Per non parlare del Rapporto ARPA del 2003 da noi spesso citato, ma lasciato volutamente nel cassetto per anni dal comune di Monguzzo, da cui emerge che i metalli pesanti nelle polveri fini per cromo, vanadio, piombo, bromo e nichel sono decisamente più alti a Monguzzo che a Como.
Non ci resta che concludere che lo studio, come sospettavamo un anno fa, sembra redatto appositamente per tranquillizzare i cittadini, mettere a tacere le proteste e confermare la fiducia delle amministrazioni nella buone fede dell’azienda.
Le amministrazioni comunali di Merone, di Erba e degli altri comuni dovrebbero pretendere che l’ARPA effettui veri controlli sulle emissioni, oppure, in assenza di mezzi adeguati dell’ARPA, che l’azienda paghi controlli effettuati da enti terzi scelti dai comuni.
Rete Donne Brianza ha commissionato ad un organismo di ricerca nazionale uno studio sui metalli nei terreni. Potremo tra breve comunicarne i risultati.