Perché diciamo No al Piano dei Rifiuti
La Rete delle Donne della Brianza, nata l’8 maggio a seguito di un incontro dell’associazione culturale di Erba “Il Crogiolo”, si oppone con decisione al Piano dei Rifiuti della provincia di Como, che di fatto, trasforma il cementificio di Merone in un inceneritore. Perché diciamo questo? Perché, anche se nel Piano dei Rifiuti l’impianto della Holcim Italia non è espressamente menzionato, al punto 5d)Sinergie con impianti di titolarità privata, leggiamo che 'prima di intraprendere il percorso a volte lungo e sofferto di costruzione di nuove strutture' (inceneritori) 'appare quantomeno evidente e razionale, valutare la possibilità di convenzionare la gestione di particolari flussi di rifiuto urbano con soggetti privati, titolari di impianti già esistenti (...) nell’ambito del territorio provinciale (...) che sono potenzialmente in grado di attivare processi di combustione di rifiuti, in particolare di CDR.'
Quali sono gli impianti privati già esistenti e ritenuti idonei alla combustione dei rifiuti? I cementifici. E quali sono i cementifici attivi in provincia di Como? L’unico è quello di Merone, dove è in corso la sperimentazione dell’uso dei rifiuti come combustibile. Quindi, invece di costruire un nuovo inceneritore, che richiederebbe per legge una Valutazione di Impatto Ambientale e sarebbe nella mani di una azienda municipalizzata, si utilizza una struttura privata esistente.
La cementeria di Merone brucia da tempo rifiuti industriali di varia natura tra cui terre da sbianca, oli esausti, peci e, ultimamente, anche farine animali. Il 30 maggio la Rete delle Donne della Brianza ha lanciato una petizione popolare rivolta all’amministrazione provinciale e ai sindaci di oltre trenta comuni situati nel raggio di 5 km dalla cementeria e ha raccolto ormai oltre duemila firme, di cui oltre cinquecento a Merone!
Nella petizione ci opponiamo al Piano dei Rifiuti e chiediamo ai Consiglieri della Provincia di Como e ai sindaci dei Comuni interessati (vanno da Inverigo a Canzo, da Albese a Civate) di adoperarsi per difendere la salute dei cittadini, ponendosi come OBIETTIVO LA CESSAZIONE DELL’INCENERIMENTO DEI RIFIUTI NEL CEMENTIFICIO DI MERONE.
I danni sulla salute dell’incenerimento dei rifiuti sono molteplici: polveri e microinquinanti fanno aumentare il rischio di asma e di malattie respiratorie. Ma non solo. In un articolo apparso su Gaia nella primavera del 2001 leggiamo: ogni inceneritore emette diossine sufficienti a contaminare 2,5 milioni di litri di latte al giorno . E ancora, in un articolo dell’estate 2003: gli inceneritori emettono: diossine, metalli e idrocarburi policiclici, il cui rischio non dipende dalla loro concentrazione nell’aria, ma dall’accumulo progressivo nell’ambiente, nella catena alimentare, nei corpi dei consumatori finali (tessuti grassi, ossa, sistema nervoso centrale, reni, latte.) In uno studio effettuato in Francia è stato esaminato il latte proveniente da mucche allevate in 26 allevamenti sottovento rispetto a un impianto di smaltimento di rifiuti e si sono riscontrate diossine superiori ai valori massimi ammessi.
Ma, ciò che è peggio, è che nel latte delle mucche la concentrazione di diossina aumenta di diverse volte. E nel latte materno le diossine si concentrano ulteriormente.
Per ulteriori approfondimenti su questo argomento, si vedano i nuovi LINK di questo sito su DIOSSINE E INCENERITORI.
Le alternative all’incenerimento dei rifiuti ci sono e sono già state sperimentate in altri comuni d’Italia e in altri paesi, e sono : il riciclaggio, il compostaggio, la bioessicazione dei rifiuti e politiche che promuovono la riduzione a monte dei rifiuti. Invece l’incenerimento ha l’effetto contrario, perché il business dei rifiuti e gli utili elevati che se ne ricavano sono il vero motivo di tanto interesse da parte delle aziende private.
Merone è un comune di 3700 abitanti situato in Brianza, a Nord di Milano, in un’area geografica di alto valore paesaggistico e ambientale, ricca di laghi e celebrata nel mondo per le sue bellezze naturali. Il cementificio si trova nella Valle del Parco del Lambro e a pochi chilometri dal Sito di Interesse Comunitario del Lago di Alserio.